mercoledì 29 aprile 2015

Il film perduto



Una volta Piazza Salvo D’Acquisto si chiamava piazza Carità e via Toledo, che l’apriva e la chiudeva, via Roma. Nell’angolo tra le due dal lato che  portava a ‘ La Rinascente’ e poi a piazza Plebiscito, con alle spalle la sontuosa e decadente simmetria dei Quartieri Spagnoli, c’erano il Bar 2000, Leonetti il negozio di giocattoli ( e soldatini di piombo) e subito dopo la ‘Sala Roma’. Un cinema di prima visione.
Erano i primi anni ’50, della guerra si vedevano ancora tracce in certi  palazzi diroccati, ma c’era voglia di vivere e molte signore la riversavano anche andando al cinema da sole o fra amiche.
Così mia madre che, in aggiunta alle  amiche, portava anche me.
Lei aveva poco più di trent’anni e  ancora portava i segni di una appena passata bellezza che cinque gravidanze avevano un po'  appesantito ma non sfiorito.
Nei miei ricordi dell’epoca ( io minuscolo) vedo un donnone con i tratti alla Yvonne Sanson, che avanzava spedita con quei due renard minacciosi che le scendevano dalle spalle ( il movimento animalista era di là da venire, e una pelliccia nel dopo guerra era ‘status symbol ’importante ) e che mi trascinava in queste sue scorribande all’inseguimento di un romanticismo di celluloide.
Ma io ero felice perché l'andare al  cinema, oltre ad essere pratica comune e costante all’epoca, soddisfaceva anche il mio bisogno infantile di immagazzinare immagini mitiche, di identificarmi in eroi ( western quasi sempre, ma anche spadaccini da ‘cappa e spada’) imitandone le gesta già appena uscito dalla sala…di fantasticare insomma, cosa che per un bambino è vitale. Ed ero felice anche  perché quelle visioni pomeridiane erano, appunto, per lo più frequentate da signore in  libera uscita, in gruppo o con figli…e tutte profumate che sembrava di stare in un giardino da mille e una notte..

Ho sempre amato andare al cinema
E’ anche al cinema che devo il mio amore per il disegno e l’arte….ma questa è un’altra storia…la storia di un altro  film 'perduto'
Quella che voglio raccontare adesso è invece  una storia curiosa che riguarda un film strano, nel quale incappammo un certo pomeriggio io e mia madre , lì alla ‘Sala Roma’, e  che mi colpì molto…anzi di cui certe scene non mi hanno lasciato mai  più, soprattutto una, quella di un enorme crocefisso che costituisce ancora adesso un’icona’ fortissima nel mio universo immaginifico.
Non avevo ancora 5 anni ( a quella età ci trasferimmo da piazza Dante  a via Concordia, sui quartieri Spagnoli.... e ho poi scoperto che quei nomi:Concordia, Speranzella erano stati dati  a quelle strade durante la Repubblica partenopea, per spirito di laicità), e di Cristo e della crocefissione  potevo sapere ben poco…se non il nominarlo in qualche preghiera di sera o andando in chiesa la domenica mattina  ( mio padre molto pio), dove confesso mi annoiavo da morire e l’unica attrazione erano statue e quadri, sempre un po’ minacciosi, circonfusi poi d'odore penetrante  d’incenso…Ma tornando al film…superata la soglia del bigliettaio e della maschera che scostò la tenda , mi ritrovai seduto a guardare la scena in BN di un gruppo di soldati in costume, con tricorno e fucile che, perfettamente allineati, avanzavano marciando con un martellante rumore di scarponi , rasentando le case di una stradina stretta…





La scena poi si spostava  all’interno di una di queste case dove da una finestra un prete anziano e segaligno, visibilmente turbato, seguiva  l’avanzare della truppa.. Poi si spostava per la camera ( una canonica?) sempre più agitato, come avesse avuto  paura di essere catturato,





arrestato…mentre compariva enorme, addossata a una parete, questa scultura di legno del crocefisso che, mentre l’altro, sempre più piccolo si muoveva  come morso da una tarantola, incominciava  a giganteggiare dominando  l’inquadratura. Di quel film non ricordo altro  : non la storia, non i personaggi, troppo piccolo per trattenere alcunché se non questa scena e quella figura..




Disegno spesso crocefissi e ne raccolgo anche,  senza spirito religioso, ma forse spirituale sì, almeno nel senso che Laborit ne  dà parlando  di  ognuno di noi, di  tutti gli uomini come ‘Poveri Cristi’.

Sono sessant’anni che cerco quel film: l’ho cercato per anno di produzione, per genere storico, anche scorrendo le programmazioni cinematografiche di giornali dell’epoca…Niente

L’ho scritto qui perché la vita è strana e un’indicazione può arrivare all’improvviso per tante vie.


Anche per dare pace a quel bambino che sta ancora lì seduto su quella sedia, tra timore e  affascinazione


Nessun commento:

Posta un commento