sabato 6 febbraio 2016

Incontri e assenze




Mi arriva una raccomandata dalla sede centrale delle “Assicurazioni...” che mi avvisa di chiarire la dinamica di un incidente che mi è stato addossato.
Il giorno del “sinistro” è il 30 ottobre u.s. e loro non hanno elementi, per cui mi pregano di provvedere...
Il 30 ottobre?!...Ma se non ricordo nemmeno ieri cosa ho fatto con precisione...
E poi un incidente!...Un incidente te lo ricordi, per forza te lo ricordi...
Niente.
Poi a poco a poco qualcosa mi viene in mente, ma nemmeno tanto chiaro: un incrocio intasato, una confluenza, si va per file parallele a passo di formica...”passo-io-passi tu”, tutto lasciato alla cortesia e al buon senso di chi guida; vengo da sinistra però sto giusto venti centimetri avanti, ma niente, l’altro si butta e ci “sfioriamo”, nulla di che tant’è che non scendiamo nemmeno per controllare: ci guardiamo solo in cagnesco, più lui in realtà, io sbuffo soltanto infastidito.
Mi fermo.
Quello sbraccia al volante, torna velocemente un attimo indietro e riparte con furia oltrepassandomi , sempre lo sguardo torvo.
Questo è.
S’è preso il numero di targa evidentemente, e ora avrà mille testimoni.
Chiamo l’agenzia mia, dove lavora V. amico da che eravamo ragazzi.
Ma lui non c’è, parlo con l’impiegata:”Dovrebbe venire qui, ne parliamo di persona...”
C’è da chiarire bene...magari quello vuole rifarsi l’auto nuova...
Tre del pomeriggio, orario morto, per evitare il traffico.
Riviera di Chiaia, alla fine della villa comunale, scendo dal corso e per una serie di divieti e vie chiuse lascio l’auto a metà strada, vicino alle scale da poco intitolate a Troisi, quelle della scena famosa con Arena dei “Cinquanta giorni da orsacchiotto”.
Mi guardo i gradini vuoti, cerco di rievocare le figure come se fossero lì davanti a me.
Alla agenzia chiedo di V. all’altro impiegato che m’ha ricevuto; mi guarda con aria triste:”V. è all’ospedale...da due mesi: una brutta malattia...l’ha preso al duodeno, fa la chemio, ma non risponde bene...”
Mi indirizza alla ragazza della telefonata...in qualche modo troviamo un modo di agire non troppo penalizzante per me.
Ci salutiamo.
Giù in strada mi lascio andare per un po’ a respirare l’aria dei platani della villa, giusto per rimettermi in sesto.
L’odore intenso dei platani.
Dovevo essere molto piccolo quando portato per mano da mia madre, più o meno in quell’angolo della Villa, una volta mi fermai di botto davanti ad una coppia di fidanzati seduti a una panchina: lui stava disegnando su un album degli alberi -quei platani - che giganteggiavano tutt’intorno e io volevo vedere cosa stava facendo.
Ne rimasi incantato.
In macchina mi viene un’idea bislacca. 
Càpita, credo, quando hai bisogno di alleggerire l’anima.
Visto che mi trovo qui mi posso allungare fino a piazza Mercato - mi dico- così risolvo il problema. La questione era che m’ero fissato in mente che all’ingresso della piazza ci fosse una porta aragonese o angioina, uguale a quella Nolana poco distante, ma proprio convintissimo.
Eppure ricercando rapidamente qua e là non ne avevo trovato tracce: Non può essere, c’è, me la ricordo benissimo!
Piazza  Mercato con la chiesa del Carmine non è proprio dietro l’angolo da dove sto, c’è mezza città da attraversare, ma tant’è...mi faccio il lungomare Caracciolo con il suo cielo cupo su un mare grigio, lascio Castel dell’Ovo e m’imbuco nel tunnel del Chiatamone.
Da lì il Maschio Angioino e tutta via Marina che costeggia il porto e infine giro ed entro nella piazza.
Mi fermo, parcheggio e mi faccio la strada che dalla chiesa porta fuori, sul corso Garibaldi...
Niente, nessuna porta angioina: solo un grosso , vecchio palazzo bianco tinteggiato di fresco alle spalle della chiesa, niente archi, niente torri...
Mi rimetto in macchina, potrei rientrare passando per la Stazione centrale e poi su per i Ponti Rossi, ma non è cosa. c’è un traffico infernale, stanno per aprire i negozi...mi conviene ripercorrere la strada già fatta.
E allora di nuovo Il tunnel del Chiatamone, la riviera di Chiaia...
Poi penso che per tutto il giorno non ho mangiato nulla: non ho fame ma un caffè me lo voglio fare, e lì c’è un bar , e c’è pure posto per l’auto.
Entro.
Entro a già so che ‘lei’ è lì, e anche lei lo sa di me, perché ci giriamo a guardarci nello stesso istante, come per un richiamo inconscio.
Non è la prima volta che mi capita: altre volte ho ‘sentito’ che qualcosa stava per accadere un attimo prima che accadesse.
Qualcosa mi si gela dentro: uno di quei momenti che non hai proprio modo di capire cosa devi fare, leggo la stessa indecisione in lei: forse c’è solo da abbassare lo sguardo e continuare per i fatti propri. Ma un riflesso dell' antico piacere mi porta a sorriderle automaticamente, è più forte di me: un accenno di sorriso, goffo.
Il suo di rimando è radioso: i begli occhi allungati e intriganti ora brillano e sembra serena. Io no: lei è bella come vent’anni fa, in piena forma, elegante come sempre, i capelli tirati all’indietro: ha otto anni meno di me, è fra i cinquanta e i sessanta, ma tutti direbbero dieci di meno.
Io invece...
Ed è come se me lo dicesse con lo sguardo quel “Come sei cambiato!”, uno sguardo a suo modo premuroso però, protettivo...come a dire “ Ma non fa niente...”
“Hai dei capelli bianchi...” si ferma a questo.
Mille volte mi sarò chiesto come sarebbe stato incontrarla ed ora sono lì e non so che fare, sento solo, dopo il gelo, un’onda di emozione salirmi su nel petto, forte, fin quando non sento che ho proprio il cuore in gola, e ho timore di parlare, per non tradirmi.
Perché la passione è così e non conta nessun ragionamento, non conta pensare, anzi i pensieri perdono del tutto forza e logica, tutto riducendosi a stimoli quasi primitivi, domanda-risposta...
Si guardano i gesti, il colore del soprabito e quanto è sgualcito il tuo giaccone, il suo trucco accurato e la tua barba non fatta, il suo profumo...quel profumo che “Non a tutti piace...” e che giù allo Studio riempiva l’aria...
E tu allo Studio ritorni, a certe immagini... ma quelle mille immagini le scarti, le accartocci e getti via: non ora, non qui, mai più.
“Ti presento la mia amica...Lui è Claudio, lei è Carla...un carissimo amico, ci conosciamo da tanto tempo ...”.
Ora sono sereno, m’è bastato guardarmi allo specchio oltre il bancone per rientrare in me, consumiamo, prendo il mio caffè, loro un aperitivo:”Siamo invitate ad una cena, ci siamo anticipate per stare un po’ tra noi” sorride.
Non le chiedo nulla, molto già so, altro non conta.
” Ce l’hai ancora lo studio?”
Lo sapeva già da allora che me l’ero tolto, perché me lo chiede? E quel luccichìo nello sguardo forse nasconde un accenno di malizia? Da quelle immagini accartocciate per terra magari un brandello le è rimbalzato nella mente, le ha acceso un ricordo?
Non mi chiede come sto, né se mi sono sposato o ho una compagna, mi chiede dei miei.
Le dico di mia madre e di mio fratello, e di Franco sembra veramente dispiaciuta.
Usciamo, è scuro...siamo ai saluti, non è mai un momento semplice.
Stringo la mano all’amica, con lei ci sfioriamo le guance. “Sempre questa barba non fatta!...Ma, ma quella è la tua auto? Ma è uguale alla mia...solo che la mia è nera...E’ inutile ,abbiamo troppo in comune io e te!”
Gli occhi allungati e brillanti, il naso all’insù, il bel sorriso, il corpo ben fatto...
Le chiudo la portiera, abbassa il finestrino:”Sentiamoci”...
Il mio numero non è cambiato, il suo sì: non glielo chiedo, lei non me lo da e non chiamerà.
“...Certo”.

4 commenti:

  1. Secondo me questo racconto 'deve' continuare. Comunque hai una scrittura eccezionale. Davvero.

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    1. Grazie Maria :)
      Non continuerà...O almeno non in questa direzione...Altre storie, episodi; altri soggetti...
      Un abbraccio forte :D

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  2. leggo sempre con curiosità i tuoi racconti, che fanno riflettere. Questo, in particolare, mi ha ricordato una canzone. Una bella canzone di Vinicius de Moraes e Ornella Vanoni che, per tema e situazione, suscita le stesse emozioni. Si chiama "Semaforo rosso" e si può riascoltare qui https://www.youtube.com/watch?v=6lq5viv5bdo&spfreload=10

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  3. Grazie Renato...Non la conoscevo!
    Ed è proprio come dici tu, perfettamente aderente alla situazione,esplicativo...un brano molto bello.
    Un grande abbraccio, oggi ancora più forte.

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