Agata era speciale per me : mi bastava entrare in classe perché si creasse tra noi
una corrente di empatia-simpatia che ci portava a guardarci e sorridere ( a volte
proprio ridere), così, senza ragione. Gli altri ragazzi si davano di gomito, ma
senza malizia, contagiati e divertiti anche loro per la stranezza.Era carina e dolce, ma anche volitiva e determinata: credeva di non saper disegnare ma quando si rese conto che il lavoro nei fatti -nonostante la definizione della materia - non riguardava un'educazione 'artistica', ma espressivo-estetica, si sentì libera e diede il meglio di sé...
E a proposito di volitività e determinazione, ricordo che una volta entrai in classe alla prima ora con la maglia messa all'inverso ( le cuciture in bella evidenza ...sono un distratto cronico) e mentre tutti i ragazzi esplosero in una risata fragorosa, lei si alzò ( all'epoca non era molto alta ) e con tutta la sua piccola autorevolezza li zittì tutti, come se io fossi stato suo padre...
Già, perché il punto è quello: io non ho avuto figli e in quarant'anni di insegnamento qualche volta mi è capitato di "sentire" un'affinità particolare con degli alunni...come ritrovando una corrispondenza con qualcosa di me stesso ( oppure come se ci fossimo già incontrati in un'altra vita...ma non voglio sragionare), ma quelle risate spontanee e irresistibili solo con lei...
Non continuò gli studi dopo le medie ( qualche mese in un istituto commerciale) e qualche anno dopo la incontrai in un negozio di scarpe come commessa. Alta, nel pieno della sua bellezza, fu una vera gioia rivederci ( abbracci e sorrisi): chiese il permesso e ce ne andammo a sedere al tavolino di un bar...un pezzetto di tempo, cinque minuti, tra i più belli della mia vita...
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